C’è tanto da ricevere nella Cattedrale di Palermo. Ma non è per tutti. E forse per questo motivo, mi è sempre piaciuta.
Per chi si accontenta del primo sguardo, il complesso assomiglia ad una giustapposizione di vari elementi, la quale lettura non è poi cosi evidente. Ad esempio, è facile individuare la navata ed il transetto. Ma a cosa servono gli elementi cubici posti ad Est?
Con un po’ di preparazione in più, si viene a sapere che il monumento rispecchia un assemblaggio ininterrotto dal secolo 12, quando attorno al 1170 il vescovo Gualtiero trasforma il luogo di culto islamico in cattedrale cristiana, al secolo 18 con il radicale intervento del Ferdinando Fuga e la forzatura rappresentata dalla cupola, accordo dissonante nell’amplesso architettonico delle forme, rimaste armoniche dal medioevo al rinascimento.
Dall’intervento del Fuga, finalizzato anche alla prevenzione del rischio terremoto, entrare nella cattedrale di Palermo lascia lo sgomento a chi si è lasciato sedurre fuori dai netti influssi orientali. L’interno apre un altro libro di quanto non lascia presagire la copertina.
E come fuori, solo a chi saprà prendere il tempo di guardare per vedere sarà concessa la gioia di alcune rivelazioni.
C’è tanto da ricevere nella Cattedrale di Palermo. Ma non è per tutti. E forse per questo motivo, mi è sempre piaciuta.
Per chi si accontenta del primo sguardo, il complesso assomiglia ad una giustapposizione di vari elementi, la quale lettura non è poi cosi evidente. Ad esempio, è facile individuare la navata ed il transetto. Ma a cosa servono gli elementi cubici posti ad Est?
Con un po’ di preparazione in più, si viene a sapere che il monumento rispecchia un assemblaggio ininterrotto dal secolo 12, quando attorno al 1170 il vescovo Gualtiero trasforma il luogo di culto islamico in cattedrale cristiana, al secolo 18 con il radicale intervento del Ferdinando Fuga e la forzatura rappresentata dalla cupola, accordo dissonante nell’amplesso architettonico delle forme, rimaste armoniche dal medioevo al rinascimento.
Dall’intervento del Fuga, finalizzato anche alla prevenzione del rischio terremoto, entrare nella cattedrale di Palermo lascia lo sgomento a chi si è lasciato sedurre fuori dai netti influssi orientali. L’interno apre un altro libro di quanto non lascia presagire la copertina.
E come fuori, solo a chi saprà prendere il tempo di guardare per vedere sarà concessa la gioia di alcune rivelazioni.
C’è tanto da ricevere nella Cattedrale di Palermo. Ma non è per tutti. E forse per questo motivo, mi è sempre piaciuta.
Per chi si accontenta del primo sguardo, il complesso assomiglia ad una giustapposizione di vari elementi, la quale lettura non è poi cosi evidente. Ad esempio, è facile individuare la navata ed il transetto. Ma a cosa servono gli elementi cubici posti ad Est?
Con un po’ di preparazione in più, si viene a sapere che il monumento rispecchia un assemblaggio ininterrotto dal secolo 12, quando attorno al 1170 il vescovo Gualtiero trasforma il luogo di culto islamico in cattedrale cristiana, al secolo 18 con il radicale intervento del Ferdinando Fuga e la forzatura rappresentata dalla cupola, accordo dissonante nell’amplesso architettonico delle forme, rimaste armoniche dal medioevo al rinascimento.
Dall’intervento del Fuga, finalizzato anche alla prevenzione del rischio terremoto, entrare nella cattedrale di Palermo lascia lo sgomento a chi si è lasciato sedurre fuori dai netti influssi orientali. L’interno apre un altro libro di quanto non lascia presagire la copertina.
E come fuori, solo a chi saprà prendere il tempo di guardare per vedere sarà concessa la gioia di alcune rivelazioni.
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